Riforma fiscale con obiettivo prioritario la riduzione della pressione fiscale sul ceto medio


  • Statuto dei diritti dei contribuenti, in parte elevato a rango costituzionale

    Elevazione a rango costituzionale di alcune parti dello Statuto dei diritti del contribuente, prima mossa per una giusta riforma fiscale. Calo dell’Irpef per i contribuenti appartenenti al ceto medio. Riavvicinamento del bilancio fiscale a quello civilistico, cancellazione dei tributi minori e abrogazione dell’imposta regionale sulle attività produttive (Irap) ma anche conservazione dei regimi fiscali minori, come quello forfetario.

    Tanta carne al fuoco nel documento conclusivo del 30 giugno scorso, approvato recentemente dalle commissioni finanze di Camera e Senato, al termine dell’indagine conoscitiva sulla riforma fiscale (si veda, ItaliaOggi 1/07/2021) e “buona base di partenza” per il presidente dei commercialisti, Massimo Miani.

    Sul tema della semplificazione fiscale, il documento evidenzia l’esigenza di una codificazione della normativa fiscale, racchiudendo nei testi unici già esistenti le altre norme tributarie, dopo aver trasformato gli stessi testi in modo innovativo a tal punto da recepire anche le auspicate ulteriori semplificazioni, mentre sul tema della certezza del diritto è giunta l’ora di elevare lo Statuto dei diritti del contribuente, istituito con una legge ordinaria (legge 212/2000) a rango costituzionale, almeno in “alcune sue parti” ovvero in quelle relative alla chiarezza, semplicità e irretroattività delle disposizioni tributarie.

    Le commissioni ritengono necessario proseguire sul percorso di avvicinamento del bilancio fiscale al bilancio civilistico con una precisa razionalizzazione del sistema e allineamento graduale dei diversi criteri di redazione, con l’obiettivo di ridurre la complessità redazionale e di determinazione del carico fiscale, favorendo la stabilità delle regole; percorso già intrapreso con gli IAS (International Accounting Standars).

    Dal documento, molto corposo e con richiami anche a interventi meno recenti, emerge anche la necessità di operare l’abbassamento dell’aliquota media effettiva dei contribuenti appartenenti al ceto medio (fascia di reddito collocata tra euro 28.000 ed euro 55.000), con la modifica, si afferma testualmente, della dinamica delle aliquote marginali effettive, eliminando le discontinuità più brusche.

    Sul punto, forse quello di maggiore impatto, le commissioni convergono sulla necessità di una riduzione delle spese fiscali relative al consumo di determinati beni e servizi e di una semplificazione del sistema, con l’eliminazione di quelle spese fiscali il cui beneficio pro-capite medio risulti inferiore a una soglia prefissata e con il passaggio, parziale o completo, del complesso delle agevolazioni dal lato delle uscite pubbliche, con l’istituzione di un meccanismo volontario di erogazione diretta del beneficio, a fronte di pagamento “tracciabili”.

    In seconda battuta, sempre nell’ottica di alleggerimento e semplificazione, le commissioni ritengono necessario un intervento destinato a trasformare gli strumenti tributari attualmente presenti, come le addizionali locali e prevedere il superamento dell’imposta regionale sulle attività produttive (Irap) attraverso una definitiva abrogazione.

    Per quanto riguarda l’imposizione diretta si raccomanda la reintroduzione del regime opzionale dell’imposta sul reddito d’impresa (IRI), introdotta dal comma 1063, dell’art. 1 della legge 2015/2017 che consiste nella tassazione proporzionale (aliquota al 24%) con la possibilità di dedurre dal reddito d'impresa le somme prelevate a carico degli utili o delle riserve di utili dall'imprenditore o dai soci; dette somme saranno tassate secondo le ordinarie regole Irpef, nella dichiarazione personale dei redditi dell'imprenditore e dei soci.

    Rivisitazione anche della tassazione dei redditi finanziari, di cui all’art. 44 del dpr 917/1986 (Tuir) che attualmente incentiva soltanto gli investimenti privi di rischio e una semplificazione dell’imposta sul reddito delle società (Ires), con l’obiettivo anticipato di allineare il risultato di bilancio civilistico all’utile fiscale.

    Infine, il documento interviene sul regime forfetario per il lavoro autonomo e, sul tema, le commissioni ritengono opportuno che il sistema fiscale italiano conservi il regime agevolato e semplificato per le piccolissime imprese e per i lavoratori autonomi con fatturato sotto i 65.000 euro all’anno e con aliquota al 15%, tranne per i primi cinque anni con aliquota ridotta al 5%; restano da superare alcune criticità, come quelle relative al superamento della soglia massima dei ricavi e dei compensi annuali per l’accesso e il mantenimento del regime agevolato. Fabrizio Giovanni Poggiani - ITALIA OGGI (riproduzione riservata)

     


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